ESTATE A FRABOSA GUIDA AI SENTIERI
alla scoperta di un territorio ricco di storia
Venite alla scoperta di un territorio all’insegna del turismo lento, in grado di farvi apprezzare una natura montana che il tempo ha segnato, lasciando tracce di una vita passata con quel fascino unico che riporta a un tempo in cui risuonavano gli strumenti del lavoro di una volta, le risate dei bambini e le chiacchiere di vicinato.
Si ringrazia Enrico Cavallo per la cartografia
ITINERARI DA FRABOSA
Una delle passeggiate più suggestive, che attraversa luoghi, storie e tracce di un recente passato.
Se passate sul “due” a Case Rocce Soprane scoprirete una misteriosa “tzela”…
itinerari terre del kyé
I sentieri “Terre del Kyé” sono dedicati agli amanti dell’escursionismo esperienziale: un turismo consapevole fatto di racconti, soste contemplative o
fotografiche, momenti culturali (come presso la Panchina Gigante e la libreria alpina dei Touma, nel sentiero Terre del Kyé #3), degustazioni di prodotti locali (Raschera Dop, Bruss) promuovendo la conoscenza partecipata degli ambienti di vita alpini, le testimonianze e il lavoro delle genti della Val Corsaglia.
Consigliamo di andare a camminare sui sentieri delle Terre del Kyé proprio in questo periodo ricco di fioriture, ed inoltre di fruirne, durante il periodo estivo, tramite le escursioni guidate da un accompagnatore naturalistico esperto denominate “Le vie della Pietra”, quest’anno alla loro ottava edizione.
Le cartine dei sentieri “Terre del Kyé” sono disponibili in formato cartaceo presso il Bar della Grotte in località Bossea e l’Osteria delle Fontane in località Fontane.
E24 - DA FRABOSA A CORSAGLIA

Arrivati in frazione Griseri e, successivamente, Mamini, fermatevi a pensare a quanto fosse diversa la vita dei 35 bambini che, ogni giorno, percorrevano il vostro stesso sentiero per andare alla scuola elementare di Seccata.
Potrete notare, quando la vegetazione lussureggiante estiva lo permette, la piccola Cappella dell’Assunta. In queste borgate si parlava il “Kyé”, particolare dialetto ormai parlato da circa solo un migliaio di persone, limitato a una zona del Piemonte che va, pur con notevoli varianti, da Fontane in Val Corsaglia a Prea, passando per Norea, Baracco, Rastello e Miroglio.
Ai Griseri fino agli anni ’80 abitavano la borgata due anziani rimanendo spesso isolati durante le abbondanti, e frequenti, nevicate. Scendendo verso valle incontrerete il Pilone Volitivo dedicato al “Venerabile Padre Trona”, nato a Frabosa Soprana nel 1682, predicatore instancabile nelle zone più impervie della Diocesi che si prodigò per l’istruzione del popolo e la riforma del Clero.
Dopo una breve sosta alla fontana al centro della borgata, il sentiero riparte facendosi più ripido e scendendo a Corsaglia, dove ritroverete il nucleo dell’abitato. A pochi passi ne potrete scorgere lo slanciato campanile costruito nel 1699. Osservando la facciata della chiesa degna di nota è la meridiana dipinta sulla parete (1967). Noterete anche il suo volgersi verso monte: potrebbe sembrare strano ma quando venne costruita, la strada principale passava da qui, sotto lo stretto portico, e non attraversava il torrente.
Altro elemento caratteristico di Corsaglia è l’alta ciminiera in mattoni: ricordo di un’epoca d’oro per questo paese. Nel lontano 1854 sorgeva infatti la prima fabbrica italiana di acido tannico, derivato dal castagno.
È possibile proseguire la camminata fino alla Grotta di Bossea imboccando la vecchia strada sterrata alla destra del fiume.
E02 - UNA MISTERIOSA "TZELA"
Forse non tutti sanno che… a Frabosa Soprana intorno agli anni ’80 si costituì il Gruppo Speleologico Frabosa. I soci facevano a gara per trovare grotte e avere il titolo di “vero speleologo”.
Un giorno, due giovani cugini in esplorazione a case Rocce Soprane, trovarono un abbeveratoio (arbi) alimentato da un rivolo d’acqua che usciva da un casottino in pietra. Entrati all’interno, videro una spaccatura nella roccia e subito pensarono a un collegamento con la Grotta del Caudano, effettivamente poco distante. I due andarono dal presidente del gruppo speleologico, dicendo che avevano trovato alla Roccia una grotta con una fessura che era un po’ da allargare, ma da cui usciva un rio e da cui soffiava una corrente d’aria.
Il presidente provò a spiegare che in quella zona del Monte Moro non possono esservi grotte, poiché affiorano le quarziti, rocce non carsificabili. L’insistenza dei due fu tale che, poco dopo, tutti e tre marciavano sul sentiero con tanto di zaino militare da 20 kg pieno di scalpelli, mazze, scalette, caschi, pile e gambali.
Giunti a Case Rocce Soprane, il presidente (detto Lepre) guardandosi intorno chiese dove mai fosse la grotta. “È lì, dentro quella casupola”, affermarono i due giovani col sorriso di chi già pregusta la medaglia di “vero speleologo”.
Ricevettero invece una serie di improperi perché quella era una “tzela”, un casotto per la stagionatura del formaggio, ma non certo una grotta!
Con passo mesto fecero ritorno a Frabosa, percorrendo quello che ora è il sentiero che state scoprendo tra antichi castagni, faggi e baite ormai abbandonate.

terre del kyè -sentiero 2
Fontane – Canè – Cava Marmo Nero – Fontane
Il percorso ha inizio dalla piazza di Fontane, dove si trovano la Parrocchiale, le attività commerciali e il museo etnografico. Qui si parla il Kyé, antica lingua occitana.
Borgata “Piiřan”: il nome deriva da “peřa” (pietra): nelle vicinanze si estraevano le pietre per costruire le abitazioni e le stalle. Fino agli anni 50 vi erano un forno comunitario, il calzolaio e la scuola. Negli anni 60 si contavano fino a 70 abitanti. L’acqua che sgorga alla vasca con lavatoio serviva per abbeverare gli animali e lavare i panni. “E Kourlè”: stalla usata come rifugio durante la II guerra mondiale (13 marzo 1944) dagli abitanti delle tre borgate.
Poco prima della Borgata “I Filippi” si trova un pilone votivo eretto da Matteo Vinai nel 1947 in ringraziamento per il ritorno del figlio dalla guerra; da notare gli inserti in marmo Persichino Rosa e Nero Vallone. Il nucleo abitativo colpisce per alcuni scorci suggestivi tra cui il bel passaggio sotto il portico di una antica casa. Poco dopo si nota uno dei più grandi castagni della valle Corsaglia e un po’ oltre si trova una cappella alpina (1898) dedicata alla Sacra Famiglia; davanti è presente una scultura in legno raffigurante un orso, un barbagianni e dei funghi.
Tra le “Gouřette” e il “Pas” si possono toccare con mano le Quarziti: queste rocce, composte in parte da ciottoli e granuli di quarzo, sono la testimonianza di depositi fluviali e marini di mare basso e dei processi geologici che hanno dato origine al paesaggio della Val Corsaglia.
Dati Mappa: ©OpenStreetMap
“Ōibou de Kanè”: il sentiero scende dapprima tra rocce, felci ed eriche, saponaria e orti pensili, per entrare nel castagneto e giungere al nucleo Canè sottano. Il nome potrebbe derivare da “canna” forse un tempo coltivata ma anche da “kanè”:colpire con la canna. “Peřa di gōib”: oltre la borgata, il sentiero raggiunge la “Sèrra de Muřaou”, dove si trova la pietra con i fori utilizzata per sosta di riposo. Il tratto che scende dolcemente verso il ponte del Muřaou, è ricco di lavanda selvatica, timo ed origano.
Giunti a Ponte Murao si trova il bivio per andare alla Cava del Marmo Nero oppure rientrare a Fontane percorrendo in discesa la strada carrareccia che costeggia il torrente.
Rientrando si trovano la stalle de Le Gřaveře: prima dell’alluvione del 2020 qui vi era un piccolo insediamento utilizzato dai pastori, di 4-5 stalle e case ne rimane una sola. Più avanti si trova la stalla di Rolandin e il Pilone della Pnitza dedicato a Sant’Antonio. Dall’altra parte della vallata, nascosta tra gli alberi c’è la borgata di Borrello; qui nel 1794 ci fu uno scontro tra le truppe di Napoleone e i Fontanini.
La cava della Sbornina è nota per il Marmo Nero, ché fu utilizzato già dalla metà del ‘600 nei più importanti edifici religiosi del Barocco Piemontese. Per il restauro della Cappella della Sindone, facendo riferimento ai progetti di Guarino Guarini,si è risaliti al sito della cava della Sbornina; questo è il motivo per cui è nato l’Ecomuseo del Marmo di Frabosa Soprana.
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Fontane – Becchetti – Pianazzi – Ubbé – Fontane
Becchetti: borgata un tempo abitata tutto l’anno da pastori. Le case sono disposte «a gradino», per poter sfruttare un muro in comune e costruire anche su un pendio acclive. Intorno ai ruderi si notano dei castagni secolari che ben fanno comprendere l’importanza di questo albero per la sopravvivenza delle genti alpine.
Pianazzi: le rocce qui affioranti sono calcari: sotto i vostri piedi si trova la Grotta di Bossea mentre più a monte c’è una voragine detta “E Gōib d’Ëmscìn”: i pastorelli si divertivano a lasciar cadere nel “buco” pietre e ascoltare il loro rotolare all’interno… il lariceto, che dal fondovalle sale fin oltre i Pianazzi, fu impiantato nel tempo con funzione protettiva contro le valanghe che in inverno si staccavano raggiungendo la borgata Bossea, dove sono ancora visibili i muretti a secco a protezione della borgata.
Case Ubbè: qui si conservano testimonianze di vita comunitaria, come la fonte/lavatoio, gli antichi sentieri che conducono agli insediamenti temporanei e ai pascoli e il pilone votivo che custodisce l’effigie popolare della Madonna Consolata di Torino. Vivere sui versanti esposti al sole permetteva di avere più luce e calore rispetto al fondovalle, oltre che essere in condizione di sorvegliare il territorio dall’alto. Queste case, poiché non più abitate sono già state prese di mira da vandali: per favore rispetta il luogo e la sua cultura, non portare via nulla!
Dati Mappa: ©OpenStreetMap
Seccatoio “Toumà”: l’antico edificio (datato 1688) è oggi una biblioteca alpina: i libri si possono, prendere e anche conservare con se, leggere sul posto o sostituire con altri. La Panchina Gigante diventa così luogo di cultura, con panorama sulle Alpi Liguri.
Borgata Revelli: una delle borgate attualmente più abitate. Una curiosità: nel lavatoio della borgata ci sono due cannelli dell’acqua, una proviene dall’acquedotto mentre l’altra sgorga da una sorgente poco lontana. È stato scoperto che l’acqua della sorgente ha un certo grado di radioattività, il che spiegherebbe la voce popolare che attribuiva all’acqua di tale fonte la possibilità di far diventare “sc-gatzì” cioè matti. Poco prima della borgata si trova il “Rian ëd Pik”, luogo in cui fu costruito uno skilift; è una zona molto fredda dove soffiano le brezze di monte e di valle, tanto che si diceva che lì vendessero le “sc-ventaine” cioè i ventagli.
Fontane: il paese si sviluppa intorno alla chiesa parrocchiale dove si trovano attività commerciali : siamo nel cuore della terra del “Kyé”, una lingua che appartiene al gruppo gallo-romanzo e qui rimasta invariata per secoli. Museo del Kyé: situato nel concentrico e visitabile liberamente, il piccolo museo etnografico propone una raccolta di attrezzi che tramandano le storie di vita della civiltà alpina di questa valle. Gli oggetti raccontano il sentimento del loro tempo e il rapporto natura-uomo, costituendo così una cultura della mano utile per affrontare le necessità quotidiane e le difficoltà della montagna.